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Casoni di Terzo Bacino
La storia della località di Terzo Bacino, nel Comune di San Michele al Tagliamento, coincide con la storia dell’opera di bonifica, ovvero del prosciugamento e risanamento del terreno paludoso, tentato per secoli con sporadiche e alterne fortune, ma finalmente realizzatasi solo nel ‘900 grazie all’avvento della meccanizzazione. Migliaia di ettari non più impaludati furono così resi disponibili per l'insediamento umano, con la costruzione di strade, case, ponti, canali, scuole, ecc.
Per adempiere all’opera di bonifica all’inizio del XX secolo il territorio comunale di San Michele al Tagliamento fu suddiviso in 7 bacini, ognuno dei quali avrebbe dovuto essere prosciugato.
Il Terzo Bacino (chiamato anche Bacino di Baseleghe), venne suddiviso a sua volta nei due sottobacini di Baseleghe a sud e Prati Nuovi a nord, per quasi 2.000 ettari complessivi. I lavori iniziarono nel 1913 e si conclusero quasi del tutto entro il 1929. Di conseguenza oggi Terzo Bacino è una vasta e fertile zona agricola, fatta eccezione per i tipici casoni dei pescatori (oggi riadattati ad usi sicuramente più urbani) che sorgono sulla sponda del grande canale dei Lovi e che sono raggiungibili con una piacevole gita ciclistica sulle strade sterrate che si intersecano ad angolo retto nel mare verde della campagna di bonifica.
I casoni sono antiche abitazioni diffuse in tutta la costa veneta: simili a capanne, a pianta ellittica, erano edificate a mano da un nucleo famigliare utilizzando legno, argilla e canne palustri che venivano fatte essiccare. I casoni della Laguna di Caorle erano costruiti ed abitati dai pescatori; quella nei casoni era una vita dura e povera, regolata dal ritmo delle stagioni e scevra di qualsiasi comodità. Queste dimore erano prive di canna fumaria, impossibile da realizzare non disponendo di mattoni; quindi d’inverno venivano riscaldate da un focolare centrale e il fumo fuoriusciva filtrando tra le canne o comunque ristagnava a un’altezza di circa due metri rendendo vivibile la parte bassa con poca perdita di calore.
I casoni erano disseminati in tutta l’area lagunare. Quasi tutti sono andati disabitati e distrutti nel corso del ‘900 e quelli sopravvissuti vengono oggi recuperati soprattutto come luoghi di villeggiatura o come testimonianza etnografica di un passato ancora molto recente. Sono costruzioni ricche di un fascino ancestrale e di calore umano.